La Pastorale Giovanile Vocazionale ha anche bisogno di ambienti. L’attuale situazione delle nostre parrocchie ci sta ponendo nella necessità di compiere una riflessione di ampio respiro circa l’uso di diverse nostre strutture, in particolare, degli edifici; alcuni luoghi della nostra pastorale potrebbero essere ripensati nella prospettiva della Pastorale Giovanile Vocazionale, con una progettazione sapiente, prudente e sobria, ma anche lungimirante.
Si potrebbero per esempio offrire per l’esperienza che potremmo denominare Comunità di vita, cioè periodi di vita comune da parte di giovani per un congruo tempo (6 mesi/un anno), secondo un preciso progetto educativo elaborato con figure di adulti (presbiteri, diaconi, religiosi/e, consacrati/e, coniugi) che poi garantiscano una presenza costante e che si rendano disponibili per un accompagnamento spirituale.
Sempre in questa prospettiva, […] si potrebbe immaginare di offrire degli ambienti a giovani universitari (o lavoratori) che scelgono di vivere insieme in piccoli gruppi per un periodo piuttosto ampio (fino a tre anni), nel quadro di un progetto di accompagnamento personale e di discernimento spirituale di ampio respiro e in rete con parrocchie, associazioni (AC, Scout, ecc.) e residenze universitarie.
(Futuro Prossimo, n°.6, pag.31)
Di seguito alcune delle prime esperienze attive in Diocesi:
- Brescia c/o Seminario diocesano – per il quarto anno consecutivo, nello spazio adiacente al Seminario diocesano viene ospitata una comunità di vita composta da tre giovani. La proposta è caratterizzata da alcuni obiettivi: esperienza di crescita umana e spirituale (anche con la possibilità di aderire ad esperienze e momenti del Seminario) ma anche servizio e confronto (ai giovani è chiesto un servizio concreto nella gestione della casa e della manutenzione). Responsabile dell’esperienza è il vice-rettore del Seminario diocesano.
- Caino – “Casa Emmaus” è una famiglia in cui ciascun giovane è chiamato ad essere custode degli altri, nella semplicità quotidiana. I giovani che vivono a “Casa Emmaus” sono accompagnati dalla Guida dell’Oratorio e dal Parroco negli aspetti pratici della gestione della vita comune, nell’organizzazione degli spazi di preghiera e di confronto. Non si prevedono la residenzialità stabile della Guida dell’Oratorio e del Parroco, la loro presenza è garantita quotidianamente per la condivisione dei pasti, della serata settimanale sulla Parola e nelle forme, nei modi che vengono condivisi con la comunità. Nonostante le diverse proposte e le attività connesse alla vita comune, ogni ragazzo può portare avanti i propri impegni personali relativi a studio, lavoro, amicizie… La cena è un momento in cui viene curata particolarmente la presenza in modo da ritrovare un clima familiare. La centralità della vita comunitaria è caratterizzata dalla centralità della Parola e dall’attenzione vicendevole. Questi due poli si concretizzano in un incontro settimanale sulla Parola – guidato dalla Guida dell’Oratorio – in preparazione al Vangelo della Domenica successiva: la celebrazione dell’Eucarestia Domenicale resta il punto di sintesi della settimana. Almeno uno dei ragazzi stabili di “Casa Emmaus” diviene membro del CPP, così da essere parte attiva della comunità anche negli organismi di partecipazione all’indirizzo pastorale. “Casa Emmaus” prevede “l’apertura” di una sera al mese per ospitare l’iniziativa delle “Cene teologiche giovani”. Alla comunità di casa Emmaus possono unirsi in qualsiasi momento giovani desiderosi di sperimentare la vita comune per un breve periodo di tempo, giovani che si trovano in un momento difficile ed hanno bisogno di un luogo in cui sentirsi accolti senza giudizio.
- Chiari – “Comunità di vita” è un’esperienza che intende offrire ai giovani over 18 la possibilità di sperimentare l’oratorio come casa, ponendo al centro dell’esperienza la logica del servizio e della condivisione. Uno spazio ed un tempo per vivere un’opportunità di crescita e di maturazione. Il tempo dell’esperienza è di nove mesi. Questo tempo è scandito dai tempi e dall’organizzazione della vita quotidiana, riletta e interiorizzata anche grazie ad un appuntamento di preghiera e riflessione settimanale con il don. La comunità di vita non deve essere un luogo chiuso ma un “ponte” tra i suoi membri e le rispettive famiglie, tra loro e l’oratorio, coinvolgendo amici e gruppi.
- Calcinatello –
- Nave – “Piano di Sopra” è una proposta rivolta a giovani disponibili a vivere un cammino di crescita. Piccolo segno di questo cammino è il momento di preghiera settimanale vissuto con il Curato. Il tempo adeguato per questa esperienza è di un anno. Tenendo come criteri ultimi il bene dei ragazzi e il bene dell’Oratorio, l’esperienza può essere prolungata o anche interrotta. La proposta è fondata e caratterizzata da alcuni obiettivi: esperienza di crescita umana e spirituale (un anno vissuto in questo modo può costituire il tempo necessario per prendere in mano la propria vita e il proprio cammino di fede), servizio e confronto (ai giovani è chiesto un servizio concreto nella custodia dell’Oratorio), creare spazio (per sentire che l’Oratorio, prima ancora che offrire dei servizi, è casa).
- Ospitaletto – “CustodiAMO l’Oratorio” è una proposta rivolta a giovani cristiani, di età compresa tra i 20 e i 28 anni, residenti nel territorio di Ospitaletto. Il progetto nasce per ospitare giovani disponibili a prendersi cura dell’Oratorio attraverso mansioni di tipo organizzativo, ma soprattutto con una presenza che lo renda “casa abitata” con dignità. Si tratta di un’opportunità per sperimentarsi in autonomia, fuori dalla famiglia; per imparare la condivisione, lo spirito di servizio, per farsi promotori di “vita buona” verso i coetanei e verso i più piccoli.
- Rezzato – “Giovani in Oratorio” è una proposta realizzata dalla nascente Unità Pastorale di Rezzato e Virle e avviata nell’oratorio interparrocchiale delle due parrocchie. L’esperienza, rivolta ad un numero limitato di giovani maggiorenni (3/4), preferibilmente universitari, intende accompagnare e sostenere le giovani generazioni nel loro percorso di crescita offrendo la possibilità di sperimentarsi fuori dalla famiglia di origine, in modo autonomo. Accanto a questa finalità se ne inserisce una seconda: coinvolgere i giovani che aderiscono alla proposta affinché offrano il loro servizio in aiuto alle necessità dell’oratorio. I giovani che hanno diritto di aderire alla proposta vengono individuati dopo un attento periodo di discernimento, condotto attraverso due criteri: la positività che la partecipazione all’esperienza può avere per la loro vita e la bontà del servizio che possono prestare in oratorio. Di anno in anno l’esperienza potrà essere rivolta prettamente a ragazzi o a ragazze.